Il 25 Maggio 2018 è entrato in vigore il nuovo Regolamento Europeo 2016/679 sulla protezione dei dati personali dei cittadini dell’UE. Ma che fine ha fatto il decreto lesislativo 196/2003, il cosiddetto codice della privacy italiano? In un appuntamento ufficiale dello scorso 24 maggio a Bologna, l’Autorità di controllo nazionale per la protezione dei dati personali ha dato alcune interessanti indicazioni a tal proposito.

Innanzitutto il garante ha confermato il ritardo dell’Italia. «Il legislatore italiano non è arrivato in tempo – ha affermato – ma questo non impedirà dal 25 maggio di applicare le regole del GDPR.» Tuttavia sarebbe auspicabile che le regole nazionali fossero presto oggetto di una rivisitazione profonda perché, «gli Stati membri possono mantenere o introdurre disposizioni più specifiche per adeguare l’applicazione delle norme del nuovo Regolamento Europeo». Proprio su questo concetto ha insistito Francesco Modafferi dell’ufficio del garante ribadendo che «la parte aperta a una personalizzazione a livello nazionale può continuare a essere disciplinata da quelle regole del codice che la definiscono e che non sono incompatibili con il GDPR.»

In sintesi, sono solamente le norme del D.Lgs. 196/2003 incompatibili con il GDPR a non essere più valide mentre quelle compatibili potranno continuare a espletare i propri effetti finché appunto non interverrà una modifica da parte del parlamento italiano.